Sin dalla nascita, il museo è stato ospitato nei locali del Centro di Cultura, all’interno di una casa padronale che apparteneva a una nobildonna lussurgese che si chiamava Donna Roffella Massidda.

La casa, risalente al XVIII secolo, fu venduta dagli eredi all’Unione Nazionale per la Lotta contro l’Analfabetismo nel 1959. Questo acquisto permise di contrastare la frammentarietà degli spazi sociali comuni che fino a quella data si erano divisi fra ambienti all’interno dell’istituto scolastico, della palestra comunale e del dopolavoro. L’U.N.L.A. si decise ad impegnarsi in questo investimento perché da numerose testimonianze e documenti il lavoro svolto dal gruppo guidato dal Maestro Salis fu apprezzato e considerato degno di essere aiutato al fine di avere una ripercussione su tutta la popolazione che a quel punto avrebbe avuto un luogo di incontro in cui crescere e informarsi.

Prima di destinare la casa interamente al museo, i suoi numerosi ambienti furono adibiti per anni ad aule in cui si svolgevano i corsi di alfabetizzazione e di educazione degli adulti.